Paesaggi silenziosi: geografie dell’anima nel vuoto dell’arte

Esistono opere che somigliano a deserti sonori, a dei paesaggi silenziosi. Pochi segni, infinite distese di respiro

Danila Mancuso

Danila Mancuso

Esistono opere che somigliano a deserti sonori, a dei paesaggi silenziosi. Pochi segni, infinite distese di respiro. Non gridano, non spiegano; ci invitano piuttosto a inoltrarci in uno spazio intimo dove l’occhio diventa bussola emotiva.

Chi guarda non è solo testimone: è viaggiatore, esploratore di territori costruiti da pigmenti e luce. Ogni orizzonte minimo spalanca possibilità di movimento interiore.
Qui, la quiete visiva non è stasi, ma energia pronta a germogliare, come il primo respiro di un’alba che non abbiamo ancora visto. E lì comincia il viaggio libero.

Paesaggi silenziosi e interiori

È qui che il paesaggio interiore incontra il minimalismo: una topografia sommessa, capace di raccontare mondi interi attraverso il quasi-nulla. Pensa alle tele eteree di Agnes Martin: griglie in cui il pensiero si posa.

Falling Blue, 1963 – Agnes Martin

Paesaggi silenziosi, i mari monocromi di Sugimoto

Oppure ai mari monocromi di Hiroshi Sugimoto, linee d’orizzonte sospese tra memoria e futuro.

Origins of Art, ‘Polarized Colours037’, 2010 – Hiroshi Sugimoto

In queste superfici rarefatte, la geografia è affidata al vuoto. Una stanza mentale che ciascuno può arredare coi propri ricordi. Il silenzio diventa strumento narrativo, più eloquente di qualsiasi forma compiuta.
Il bello di queste opere è che, togliendo, riescono a dare di più.

Il vuoto non è assenza, ma uno spazio aperto

Il vuoto non è assenza, ma uno spazio aperto dove può nascere qualcosa. Guardarle significa attraversare una soglia: ci portano dentro una mappa invisibile fatta di pause, silenzi, piccoli dettagli che parlano a modo loro. Qui, chi osserva non è solo spettatore, ma parte attiva. È come se l’opera ci invitasse a completarla con ciò che sentiamo, ricordiamo o immaginiamo.

Questi paesaggi minimali ci propongono un altro ritmo: più lento, più intimo. Ci chiedono di fermarci, di ascoltare. In un certo senso, ci offrono uno spazio per respirare. E proprio in quella calma apparente, qualcosa si muove dentro di noi. Percepire queste opere è un po’ come camminare in un luogo silenzioso: non succede nulla di evidente, ma torni cambiato.

In un mondo pieno di immagini rumorose, l’arte silenziosa è benessere

In un mondo pieno di immagini rumorose e veloci, l’arte silenziosa diventa una forma di benessere. Ci regala il tempo, lo spazio, la possibilità di perderci un attimo.
Forse è questo il vero miracolo del minimalismo: trasformare un lembo di tela, una lastra fotografica o una stanza di luce in una mappa segreta, capace di guidarci in silenzio in un viaggio dentro noi stessi.

Fare arte per stare bene

L’arte quando è libera e autentica manifesta la sua vera forza

Danila Mancuso

Danila Mancuso

Non serve essere artisti per trarre beneficio dalla creazione artistica. Anzi, forse è proprio quando l’arte si libera dalle aspettative, dai giudizi e dal bisogno di approvazione che inizia a rivelare il suo volto più autentico e potente.

E’ arte quando ci si libera dalle aspettative, dai giudizi e dal bisogno di approvazione

Quello di uno spazio personale in cui accadono trasformazioni invisibili. La creazione, nella sua forma più semplice e spontanea, ci riconnette al mistero della presenza.
In questi spazi creativi, il tempo sembra piegarsi: non è più lineare, ma circolare, intimo, materico. Non creiamo per mostrare. Creiamo per ascoltare. Per ascoltarci.

Questi momenti non hanno lo scopo di produrre qualcosa di esteticamente “bello” o “giusto”. Anzi, spesso il vero significato è nascosto proprio nelle imperfezioni, negli scarabocchi, nei colori sbavati, nelle forme che non trovano subito un senso.

Pensiamo, ad esempio, agli scarabocchi controllati di Cy Twombly, quei vortici infantili che sembrano errori ma custodiscono in realtà una tensione poetica, un’eco arcaica di memoria e mito.

Cy Twombly – Untitled (New York City), 1968
Segni scarabocchiati, ripetuti come una scrittura dell’inconscio.

Come nel gesto spontaneo di Jean Dubuffet, che abbraccia il brutto e il grezzo, scegliendo di affondare le mani nell’informe e nel materico, anche il nostro atto creativo quotidiano può farsi ribellione silenziosa contro l’omologazione del bello codificato. Non si tratta di disegnare bene. Si tratta di essere presenti.

Jean Dubuffet – Corps de Dame – Château d’Étoupe, 1950
La materia cruda, il segno violento, il rifiuto della forma canonica

Perché ciò che accade tra le mani e il foglio è un dialogo muto tra il mondo che ci abita e quello che ancora non sappiamo di sentire. È un linguaggio che precede le parole, come nei quadri di Joan Miró, dove figure oniriche e segni primordiali si rincorrono senza logica apparente, eppure evocano mondi interiori limpidi e profondi.

Joan Miró – Blu, 1961
Figure sospese nel vuoto, fluttuanti come pensieri senza parola

In questo dialogo, ogni tratto, anche il più incerto, può essere rivelazione. Come accadeva a Paul Klee, che diceva: «L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è».

Paul Klee – Intorno al pesce, 1926
Simboli arcani, colori e linee che raccontano l’invisibile

È la stessa sospensione del giudizio che ritroviamo nei silenzi cromatici di Mark Rothko, dove lo spettatore non è chiamato a capire, ma a sentire. A lasciarsi attraversare. Così anche noi, nel nostro piccolo gesto creativo quotidiano, possiamo varcare quella soglia invisibile dove l’arte smette di essere “prodotto” e torna a essere rito, respiro, cura.

Mark Rothko – Orange and Yellow, 1956
Campi di colore come porte verso l’interiorità

Dare spazio alla creatività quotidianamente è come accendere una candela nella stanza dell’anima

Dare spazio alla creatività quotidianamente, anche solo per pochi minuti, è come accendere una candela nella stanza dell’anima. Ogni gesto, ogni forma, ogni macchia di colore è una porta che si apre verso l’interno.

L’arte, vissuta come rito personale, non è mai inutile. Non è mai “tempo perso”. È tempo che si restituisce. È ascolto, è libertà, è guarigione sottile.

In un’epoca che ci vuole sempre produttivi, misurabili, veloci, ritagliarsi uno spazio per creare senza scopo è un atto di coraggio e bellezza. Un atto che ci ricorda che siamo molto più di quello che facciamo.

Siamo anche ciò che disegniamo senza motivo. Ciò che sogniamo in silenzio. Ciò che sentiamo quando ci lasciamo essere.

Design che plasma l’invisibile

Ancora una volta il Salone del Mobile ha dimostrato di essere molto più di una fiera del design, trasformandosi in un vero laboratorio a cielo aperto

Danila Mancuso

Danila Mancuso

Ancora una volta il Salone del Mobile ha dimostrato di essere molto più di una fiera del design. La città, per una settimana, si è trasformata in un laboratorio a cielo aperto, dove il progetto non è solo estetica ma linguaggio, visione e, sempre di più, esperienza.

Il design non si limita “risolvere” forme, ma cerca di rispondere a esigenze profonde

Questa edizione ha portato con sé un messaggio chiaro. Il design non si limita più a “risolvere” forme, ma cerca di rispondere a esigenze profonde, spesso immateriali. Le installazioni, gli oggetti e i prototipi in mostra parlavano di futuro, sì, ma anche di emozioni, percezioni, nuovi rituali quotidiani.

Il design si fa relazione, invita a entrare, toccare, riflettere.

A fare da contrappunto a tanta innovazione tecnologica, è tornata prepotente la materia, e con essa la memoria.

Nel cuore del design contemporaneo si fa strada un’urgenza nuova: dare forma all’invisibile. Non si tratta solo di creare oggetti, ma di evocare significati, restituire dignità anche agli elementi più nascosti della costruzione. In un presente che oscilla tra memoria e innovazione, costruire l’invisibile significa immaginare il futuro partendo da fondamenta simboliche, profonde. È ciò che accade quando il marmo diventa mattone o quando la luce assume peso scultoreo: il gesto progettuale si trasforma in riflessione, e il design diventa narrazione stratificata, aperta, sensoriale.

Un esempio eloquente è il lavoro dell’interior designer Michael Milesi al Fuori Salone, che nei suoi progetti ha saputo fondere con coerenza l’eleganza formale e una profonda riflessione sul significato della materia.

La lampada “HEA” di Delodecor di Michael Milesi

La lampada “HEA” prodotta da Delodecor, ispirata alle travi metalliche industriali, è stata reinterpretata in marmo. Un oggetto che unisce forza scultorea e leggerezza luminosa, creando un equilibrio tra materia e intangibilità. Ma è con un gesto ancora più radicale che Milesi ha catturato l’attenzione: la progettazione di “Mattone” da costruzione prodotto da Stoneform interamente in marmo, un oggetto apparentemente semplice, ma denso di significati.

In questi progetti, Milesi ha voluto ribaltare l’idea che ciò che sta alla base, nascosto, debba essere “povero” o trascurato. La sua lampada ispirata alle travi di ferro a forma di H e il suo mattone in realizzati in marmo vogliono essere un invito a considerare ogni elemento del costruire – anche il più invisibile – come parte di un pensiero estetico e duraturo. È una riflessione sull’essenzialità, sul lusso non come ostentazione ma come scelta consapevole di qualità, resistenza e bellezza.

Sostenibilità, intelligenza artificiale, materiali rigenerati, biodesign dimostrano come il design non sia più un ambito separato dalla vita, ma uno strumento per interpretarla, migliorarla e stupirci ancora.

Il potere energetico di forme e materiali naturali

Forme e materiali naturali giocano un ruolo fondamentale nell’arte visiva, che non si limita a un’esperienza estetica, ma diventa un potente strumento per il benessere psicofisico

Danila Mancuso

Danila Mancuso

Forme e materiali naturali giocano un ruolo fondamentale nell’arte visiva, che non si limita a un’esperienza estetica, ma diventa un potente strumento per il benessere psicofisico. Ogni opera d’arte è in grado di stabilire una connessione tra corpo, mente e spirito, andando oltre la semplice decorazione di uno spazio stimolando l’equilibrio fisico ed emotivo, influenzando l’energia di chi la osserva e creando un’interazione profonda con l’ambiente che la ospita.

Le forme geometriche, le linee e i materiali naturali svolgono un ruolo importante

Le forme geometriche e le linee fluide svolgono un ruolo importante nel favorire un flusso energetico armonioso. Linee morbide e tondeggianti, presenti in molte sculture e pitture, esercitano un effetto calmante, consentendo un movimento libero dell’energia.

I materiali naturali nelle opere d’arte aggiungono un livello di impatto energetico

L’uso di materiali naturali nelle opere d’arte aggiunge un ulteriore livello di impatto energetico. Pietra, legno, ceramica e metalli naturali non solo offrono un valore estetico, ma sono in grado di stabilizzare e armonizzare l’energia dell’ambiente circostante. La combinazione e la densità di questi materiali contribuiscono a creare una sensazione di solidità e serenità, riducendo la sensazione di instabilità che può derivare da spazi troppo rigidi o artificiali. Le sculture, realizzate con linee fluide e morbide, facilitano la circolazione dell’energia, creando un flusso continuo che migliora l’atmosfera di qualsiasi ambiente.

L’uso di pigmenti naturali nella pittura

Anche nella pittura, l’uso di pigmenti naturali ha un ruolo determinante. Colori terrosi come il verde, il marrone e l’ocra, derivati da pigmenti organici, hanno la capacità di favorire il radicamento. L’uso di tonalità morbide e calde contribuisce a creare una sensazione di serenità, contrastando la rigidità e la tensione che possono derivare da composizioni visive troppo dure o discordanti. Le forme tondeggianti e morbide, abbinate a colori naturali, sono scelte precise per stimolare tranquillità e benessere psicofisico.

L’arte diventa parte integrante dello spazio

La disposizione delle opere d’arte all’interno di uno spazio è altrettanto importante per favorire un flusso energetico armonioso. L’arte diventa parte integrante dello spazio, non solo come decorazione, ma come un elemento dinamico che promuove l’equilibrio energetico.

In conclusione, le opere d’arte realizzate con materiali naturali e forme fluide sono molto più che semplici oggetti decorativi: sono strumenti che interagiscono attivamente con l’energia degli spazi, contribuendo a creare un ambiente di serenità e vitalità. L’arte visiva, in questo senso, diventa un potente catalizzatore di benessere, favorendo un equilibrio psicofisico che arricchisce la vita di chi vive l’ambiente.

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Sinestesia e armonia tra arte e benessere

L’arte coinvolge mente e corpo, rompendo i limiti della mera percezione visiva. In questo contesto, si verifica la sinestesia, un fenomeno affascinante in cui i colori si trasformano in suoni

Danila Mancuso

Danila Mancuso

L’arte è un’esperienza multisensoriale. Coinvolge mente e corpo, rompendo i limiti della mera percezione visiva. In questo contesto, si verifica la sinestesia, un fenomeno affascinante in cui i colori si trasformano in suoni, le forme evocano melodie e la luce si traduce in ritmo. Questo intreccio sensoriale non si limita a essere un’anomalia percettiva, ma si rivela come un ponte intricato tra neurologia, estetica e benessere, influenzando profondamente le emozioni umane.

Sinestesia: quando i sensi si fondono

La sinestesia è un fenomeno neurologico in cui la stimolazione di un senso provoca risposte involontarie in un altro, rivelando una maggiore connettività tra le aree sensoriali del cervello. Questa particolare capacità suggerisce che potremmo possederla tutti in forme latenti. Nel corso dei secoli, la sinestesia ha attratto l’attenzione di artisti e scienziati. Ad esempio, Wassily Kandinsky, pioniere dell’astrattismo, dichiarava di “sentire” il suono dei colori, cercando di tradurre le armonie musicali in forme e tonalità visive.

L’armonia cromatica e il benessere sensoriale

Le frequenze sonore possono influenzare la nostra risposta fisiologica. Abbinare suoni a colori specifici può ottimizzare questa risposta, stimolando aree diverse del cervello e migliorando la regolazione emotiva.
Isaac Newton elaborò una scala che associava ogni colore dello spettro visibile a una nota musicale, sostenendo che entrambi seguissero principi armonici simili. Oggi, la cromoterapia musicale sfrutta questa sinergia per stimolare emozioni specifiche attraverso combinazioni di frequenze sonore e cromatiche, applicate in contesti terapeutici.

Arte, sinestesia e terapie multisensoriali

Le recenti scoperte sulla sinestesia hanno dato vita a esperienze artistiche immersive, capaci di coinvolgere più sensi contemporaneamente. Installazioni che fondono luce, colore e suono come quelle di James Turrell, creano ambienti in cui la percezione si espande, generando una sensazione di equilibrio e benessere.
L’utilizzo della musicoterapia visiva sta riscontrando successo: studi dimostrano che associare colori specifici a frequenze musicali può favorire la regolazione dell’umore, ridurre lo stress e migliorare la memoria.

L’arte sinestetica migliora la connessione tra emozione e cognizione

Un esempio emblematico è il lavoro del neuroscienziato Richard Cytowic, che ha esaminato come l’arte sinestetica possa migliorare la connessione tra emozione e cognizione. L’interazione tra suono e colore non è solo una curiosità neurologica, ma rappresenta una chiave per comprendere come l’arte possa trasformarsi in uno strumento di benessere.


Dai quadri sinfonici di Kandinsky alle installazioni immersive contemporanee, la sinestesia si configura come un viaggio affascinante nell’interconnessione dei sensi, dimostrando che la percezione è molto più di ciò che vediamo: è un’orchestra di stimoli che risuona nel profondo della nostra mente.

Arte immersiva: 5 esperienze che stimolano mente e corpo

L’arte non è solo un’esperienza visiva, ma un portale che stimola mente, corpo ed emozioni, trasportandoci in un viaggio che va oltre la semplice osservazione

Danila Mancuso

Danila Mancuso

L’arte non è solo un’esperienza visiva, ma un portale che stimola mente, corpo ed emozioni, trasportandoci in un viaggio che va oltre la semplice osservazione. Esploriamo opere che offrono benessere, mistero e meraviglia, invitandoci a un’esperienza sensoriale profonda.

Rain Room, un esempio di arte immersiva

Cominciamo con Rain Room di Random International, un’installazione che ci permette di camminare sotto una pioggia incessante senza bagnarci. Grazie a sensori avanzati, la pioggia si interrompe automaticamente attorno ai visitatori, creando l’illusione di avere il controllo sulla natura. Il suono delle gocce e la penombra avvolgente generano un’atmosfera meditativa che stimola l’introspezione, fondendo tecnologia e percezione sensoriale in un’esperienza di calma.

The Weather Project di Olafur Eliasson. L’arte dell’infinito

Proseguendo, incontriamo The Weather Project di Olafur Eliasson, in cui un sole artificiale domina la Turbine Hall alla Tate Modern. La luce dorata che emana avvolge i visitatori, mentre il soffitto specchiato amplifica la sensazione di infinito. Molti si sdraiano sul pavimento per osservare il proprio riflesso nel soffitto, fondendosi con l’opera stessa e riflettendo su come il clima e la luce influenzano le nostre emozioni.

Infinity Mirror Rooms di Yayoi Kusama

Dalla Tate Modern ci spostiamo nelle Infinity Mirror Rooms di Yayoi Kusama. In queste stanze specchiate, le luci fluttuanti si moltiplicano all’infinito, dissolvendo i confini tra noi e l’ambiente. L’esperienza ipnotica che ne deriva invita a esplorare la propria coscienza e il vasto universo, fatto di ripetizioni visive che stimolano riflessioni sul concetto di infinito.

TeamLab Borderless e nel Giardino di Muschio

Il nostro percorso ci porta poi in TeamLab Borderless e nel Giardino di Muschio, dove i visitatori interagiscono e sono parte integrante dell’opera. Il pavimento è ricoperto da forme ovali che riflettono fino a 61 effetti cromatici, rispondono al tocco, emettono suoni e modificano il colore in risposta alla luce circostante. Questi elementi dinamici creano un’esperienza sensoriale che unisce suono, luce e movimento.

Breathing Lights, di Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang

Infine, un’installazione di realtà virtuale Breathing Lights, di Laurie Anderson e Hsin-Chien Huang, offre un’esperienza unica. Indossando un visore VR, entriamo in uno spazio astratto dove la luce pulsa in sincronia con il nostro respiro. Questo dialogo tra corpo e ambiente crea una connessione profonda, generando un rilassamento che richiama la meditazione. L’opera dimostra come l’arte digitale possa diventare un’esperienza terapeutica, in grado di armonizzare mente e corpo.

Queste opere ci conducono in un viaggio che fonde estetica, benessere, tecnologia ed emozione esplorando il rapporto tra arte e percezione sensoriale e offrendoci rifugi di bellezza in un mondo frenetico trasformando l’arte in un mezzo per ritrovare equilibrio, stupore e consapevolezza.

Arte e benessere: un connubio tra espressione e cura del Sé

L’arte, da sempre considerata una forma privilegiata di espressione umana, si rivela oggi un potente strumento per il benessere psico-fisico. Non è solo una questione estetica: immergersi nel processo creativo o fruire di opere d’arte può attivare meccanismi profondi legati alla sfera emotiva e cognitiva, promuovendo un equilibrio tra mente e corpo.

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L’incanto dei colori complementari: benessere e arte

I colori hanno un potere che va oltre il visibile. Influenzano il nostro stato d’animo, il benessere e persino la percezione dello spazio

Danila Mancuso

Danila Mancuso

I colori hanno un potere che va oltre il visibile. Influenzano il nostro stato d’animo, il benessere e persino la percezione dello spazio. Tra tutte le combinazioni cromatiche, quella dei colori complementari, coppie opposte nella ruota dei colori, è particolarmente efficace nel creare armonia.

La combinazione dei colori complementari è una magia visiva


La combinazione dei colori complementari è una magia visiva capace di stimolare equilibrio e benessere. Rosso e verde, blu e arancione, giallo e viola: coppie che, pur essendo opposte sulla ruota cromatica, si rafforzano a vicenda creando un’armonia vibrante e intensa.

Questo effetto non solo cattura lo sguardo, ma influisce anche sul nostro stato emotivo e psicologico, rendendo le opere d’arte basate su questi contrasti memorabili e iconiche.
L’uso dei colori complementari nell’arte non è solo una questione estetica, ma un linguaggio universale che parla al nostro inconscio.

Ogni accostamento, ogni sfumatura contribuisce a creare equilibrio e benessere, dimostrando che il potere dei colori va ben oltre la tela, creano un contrasto dinamico che attrae lo sguardo, ma senza risultare dissonante.
Il contrasto naturale di queste tonalità stimola l’occhio umano che cerca naturalmente l’equilibrio, e queste coppie di colori, quando accostate, soddisfano questo bisogno visivo, generando una sensazione di completezza e creando una vibrazione visiva che cattura l’attenzione senza risultare eccessiva. Questo contrasto bilanciato può avere un effetto calmante e rigenerante sulla mente.

I grandi maestri


Vincent van Gogh
 è un esempio celebre. I suoi dipinti come La notte stellata I girasoli si basano sull’uso magistrale di coppie complementari come blu e arancione o giallo e viola e trasmetteva emozioni profonde utilizzando i contrasti cromatici per amplificare la tensione emotiva e l’impatto visivo delle sue opere tanto da risultare risonanti e con una forza quasi universale. Anche Henri Matisse con La Danza utilizza il rosso vivido che si scontra e si armonizza con il verde, evocando energia e movimento.

La danza, Henri Matisse1909, Museum of Modern Art, New York

Oltre all’arte, i colori complementari trovano applicazione nel design di interni e nella cromoterapia, dove si creano spazi che favoriscono il rilassamento e l’energia positiva. L’equilibrio tra tonalità calde e fredde può favorire la calma, la concentrazione o la motivazione, contribuendo a creare spazi armoniosi e accoglienti. L’armonia che ne deriva produce un equilibrio naturale, generando una sensazione di completezza che richiama benessere.

L’alchimia dell’affresco

L’affresco è più di una tecnica pittorica: è un dialogo tra il visibile e l’invisibile, tra pigmenti minerali e energia vibratoria. Un’arte capace di dialogare con il tempo e con le energie della materia. Dietro ogni opera si cela una complessità affascinante fatta di alchimia, intuizione e scienza.

Ogni elemento contribuisce a costruire un universo energetico che si riflette nello spazio e nel tempo. La sabbia di fiume, il carbonato di calcio, i pigmenti naturali: ogni elemento sembra partecipare a una grande orchestra. Gli antichi conoscevano l’energia contenuta nella materia, e la usavano per creare una relazione sensoriale profonda.

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G7 A SIRACUSA SU AGRICOLTURA E PESCA // Convegno alle 17,30 nella SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE, il 25 Settembre a Siracusa

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G7 A SIRACUSA SU AGRICOLTURA E PESCA // Convegno alle 17,30 nella SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE, il 25 Settembre a Siracusa, su “I semi antichi sono un PATRIMONIO COLTURALE E CULTURALE, da tutelare”. Avasim l’Alleanza per la Valorizzazione delle Antiche Sementi Italiane e del Mediterraneo – in collaborazione con Parco dell’ Anima, M’AMA.SEEDS e M’AMA.ART – illustrerà le proposte normative, per la tutela dei semi antichi italiani e delle loro filiere. Dall’attuazione dei nuovi articoli 9 e 41 della Costituzione al “Made in Italy dei semi”. Presentazione del “Passaporto del Pellegrino delle Coulture”, artista Danila Mancuso; da un’idea di Alessia Montani. ALLE 18,30 SFILATA DEL PALIO DEI NORMANNI in piazza del DUOMO e ALLE 19,30 LA MOSTRA DI TONI CAMPO A PALAZZO BELLOMO “PIAZZA ARMERINA, MOSAICO DI COULTURE”.

AVASIM dal 2018 opera per la conservazione e valorizzazione delle antiche sementi italiane e per la creazione della filiera Made in Italy dei semi-M’AMA.SEEDS, con lo scopo di colmare l’attuale lacuna di tutela normativa di questo settore di importanza cruciale per l’Italia. AVASIM unitamente a M’AMA.ART ha creato il Parco dell’anima, che ambisce divenire una banca dei semi del mondo, con finalità esclusivamente divulgative ed educative, in dialogo con artisti di arte contemporanea, che indagano su questi temi.

Quello degli antichi semi italiani, è infatti un immenso settore, che comprende le varietà vegetali originarie del nostro Paese, in quanto qui nate o storicamente presenti come il grano, le brassicacee, gli ortaggi, la frutta, i vitigni, e le erbe officinali ancora coltivate grazie al lavoro di contadini e agricoltori custodi, che le hanno tramandate di generazione in generazione, mantenendole nella loro purezza originaria. Un patrimonio di inestimabile valore da salvaguardare, che coinvolge aspetti non solo tecnico-scientifici, ambientali, ma anche storici e culturali. Perché si tratta di una filiera, quella della coltura, che è legata a doppio filo alla storia di luoghi unici, ai beni culturali, ai saperi e alle tradizioni, e quindi alla cultura identitaria del Paese. Per questo AVASIM propone una nuova categoria di MADE IN ITALY: quello DEI SEMI , per proteggerli da fenomeni di “italianità” fittizia.

Norme che proteggano non solo il prodotto finito, a valle del processo di trasformazione enogastronomico in atto in Italia, ma ciò che vi è alla base: i semi autoctoni italiani, cioè non solo coltivati in Italia, ma qui nati e storicamente presenti e come tali portatori certi della cultura e tradizione italiana.

Le proposte legislative sono quindi anzitutto volte ad ottenere un quadro normativo d’insieme, che permettano (oltre che di qualificare l’originarietà del seme antico e proteggerlo) l’ingresso dei semi antichi all’interno del Patrimonio culturale nazionale nell’accezione di beni culturali, fondamentali della tradizione agroalimentare italiana.

In quest’ottica, una possibilità è data dalla recente riforma dell’articolo 9 della Costituzione che prevede il riconoscimento e protezione da parte del legislatore accanto alla tradizionale tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della Nazione, la tutela della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e l’art. 41 che prevede che “l’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente (…)”.

In sintesi, le proposte legislative prevedono di:

· Definire e qualificare giuridicamente la natura originaria e autoctona delle antiche sementi, distinguendo i grani “Born in Italy” nati o storicamente presenti in Italia da quelli semplicemente coltivati in Italia, ma provenienti da altre parti del mondo. Possibilità che oggi non esiste, in quanto la legislazione Italiana, di derivazione comunitaria, individua l’origine con il Paese di coltivazione, trascurando la nascita. Ciò consentirebbe la nascita della filiera Made in Italy dei semi M’AMA.SEEDS;

· Riconoscere il valore storico, tradizionale e culturale delle antiche sementi e inserire di conseguenza il patrimonio colturale nel Testo Unico dei beni culturali, conferendo loro adeguata tutela.

· Defiscalizzare la filiera agricola dei semi antichi e tutte le filiere di trasformazione dei prodotti da esse derivati.