DIMORA MAGAZINE
Oggi per i lettori del nostro giornale abbiamo avuto il piacere di intervistare una grandissima artista, Danila Mancuso, reduce dal grande successo della sua mostra a Malta presso la Renoir Gallery del Cavalieri Art Hotel. Un’artista che è riuscita a riportare nella sua meravigliosa dimora in Sicilia, il concetto di fondo delle sue opere d’arte: le emozioni che nascono dall’osservazione della natura.
Sig.ra Mancuso, da dove nasce la sua passione per l’arte e quando ha capito di avere questo talento?
Ho iniziato a dipingere per me stessa, per la voglia di fotografare e rappresentare le cose belle e portarmi il ricordo delle sensazioni provate dall’osservazione. La mia pittura è una pittura materica tridimensionale.
La sua meravigliosa casa in Sicilia è, come dicevamo una sorta di opera d’arte, poiché gli spazi interni ed esterni riescono a trasmettere un grandissimo contatto con la natura grazie alla forte osmosi tra interno ed esterno.
Si la mia casa è aperta alla natura, il piano terra ha delle enormi vetrate che affacciano sul prato all’inglese, proprio per la dimensione di continuità tra esterno ed interno di cui accennava poco fa. Inoltre il nostro prato non contiene nessun tipo di diserbante chimico o altro che possa in qualche modo intimorire gli animali e la natura. I materiali utilizzati sono tutti naturali, pietra legno naturale e ferro.
Quando fu costruita la vostra casa?
Fu costruita sette anni fa dal nulla da me e mio marito con la progettazione dello studio di architettura Mimesi62. Lo studio Mimesi62 ha seguito e sposato pienamente la sua volontà di preservare il contatto con la natura e la descrive in questo modo:
Sul fronte nord i muri in pietra nascondono due ambiti privati somiglianti a piccole corti. Uno più grande e l’altro più piccolo ma entrambi di dimensioni contenute che hanno lo scopo di creare delle viste prospettiche indotte dall’interno dell’abitazione sui fronti murari dove e possibile apprezzare la drammaticità della tessitura lapidea.
La presenza di confini materiali effettuati con segni compositivi planimetrici forti a delimitazione di ambiti spaziali ben definiti e la necessità di inquadrare compositamente gli alzati dell’”edificio principale” vengono confermate dalla realizzazione di setti murari in pietra (locale) che contribuiscono ad una duplice funzione.
Da un lato garantire la fondatezza delle costruzioni in pietra dall’altro introdurre spazi interstiziali di separazione con la facciata vera e propria reinterpretando in chiave moderna il portico, la cui funzione e i cui vantaggi sono ovviamente noti, come “ricordo linguistico” tipico dell’architettura razionalista italiana definibile come “Razionalismo mediterraneo”.